
Viterbo, cuoca ucraina allontanata dalla mensa del poligono di Monte Romano perché dava da mangiare ai gatti

E’ una storia di gatti, una colonia di dieci felini che rischiano di morire di fame e di sete. Un po’ come avere a che fare con una sorta di Crudelia Demon, solo che stavolta non se ne capiscono i contorni. La vicenda fa parte di uno di quei casi che, a chi animalista convinto, non vanno proprio giù, come Michela P. addetta mensa di 45 anni e aiuto di Juba di 55 anni. Tutte e due lavorano presso la mensa del poligono di Monte Romano. In sostanza succede che nelle vicinanze del loro posto di lavoro si è insediata questa colonia di gatti a cui le donne di tanto in tanto danno da bere e da mangiare.
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Il fatto però non risulta essere gradito e non passa inosservato: “Non abbiamo mai dato da mangiare durante il nostro orario di lavoro, ci siamo occupate - racconta Michela - di questi animali perché altrimenti sarebbero morti. Ci è stato detto che potevano procurare problemi perché si sarebbero potuti accoppiare e quindi diventare ingestibili, per cui era necessario non alimentarli più. A quel punto abbiamo dato il consiglio di sterilizzarli, cosa che è stata fatta. Pensavamo che la questione fosse risolta, alla fine si tratta pochi gatti”.
E invece? “Invece è successo - racconta ancora Michela - che un giorno Juba gli ha dato da mangiare, fuori dall’orario di lavoro, ed è stata fotografata mentre lo faceva. Poco dopo l’azienda per cui lavoriamo l’ha allontanata spostandola da Monte Romano a Viterbo in quanto persona non gradita all’interno dei locali del poligono militare".
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E ora? "Ora Juba che veniva da Tarquinia - spiega ancora - ha accusato malessere e disagio, è caduta in uno stato di depressione. Non si spiega perché da un atto di generosità e di amore verso animali che altrimenti morirebbero, viene praticamente punita e costretta ad andare a Viterbo, lei che è pure senza automobile”.
E di questo cosa pensa? “Credo che c'erano tanti modi per risolvere la situazione. Si potevano cercare persone a cui affidare i gatti, e comunque resta ingiustificato portare alla morte una colonia di felini che in quanto colonia non si sposterebbe da quel luogo neanche spinta dalla fame o dalla sete, condannadoli alla morte sicura dopo una lunga pena. La sensibilità in questi casi non è una questione che si può discutere. Mi batterò fino alla fine, per una questione di giustizia, nei confronti dei gatti ma a anche nei confronti di questa signora, una cuoca ucraina già in difficoltà per diversi motivi, che avrebbe diritto a mantenere il suo posto di lavoro, lì dove è sempre stata”.
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