
Viterbo Covid, incremento record dei contagi nella Tuscia

Proprio nei giorni in cui la Asl ha deciso di sospendere il bollettino quotidiano per cessata emergenza, il Covid a Viterbo rialza la testa. Venerdì l’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato ha dato gli ultimi numeri: nella nostra provincia solo 20 nuovi casi e due decessi. Senza specificare nulla di più: numero di tamponi effettuati o età delle persone decedute. Sull’informazione dell’era pandemica sta insomma calando il sipario. Peccato che l’esperienza ma anche altri numeri, come quelli della Fondazione Gimbe - secondo cui Viterbo è la provincia con il maggior incremento di casi d’Italia - raccontino tutta un’altra storia.
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Alzi la mano chi, nella Tuscia, non ha qualche familiare, parente o amico contagiato. E alzi la mano chi, nella nostra provincia, non ha qualche familiare, parente o amico con sintomi - mal di gola, tosse, febbre, stanchezza, inappetenza - riconducibili al Covid ma che non si è sottoposto a tampone. Il problema è proprio questo. Sono sempre meno le persone che fanno i test, antigenici o molecolari, in laboratorio o fai da te. La soglia di allerta da parte della popolazione, con la scomparsa del Covid dalle prime pagine dei giornali, dei telegiornali e dei siti, è praticamente crollata. Di mascherine in giro se ne vedono sempre meno, anche perché con il caldo torrido di questo periodo indossarle è sempre più fastidioso. E quelle che si vedono in giro, dai supermercati alle scuole, sono quasi sempre abbassate. I risultati, almeno in provincia di Viterbo, sono un incremento dei casi non intercettato dai bollettini sanitari quotidiani, ma rilevato come detto dalla Fondazione Gimbe.
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Il monitoraggio indipendente dell’istituzione presieduta da Nino Cartabellotta nella settimana tra il 25 e il 31 maggio, come riportava un’Ansa alcuni giorni fa, ha registrato in provincia di Viterbo un aumento record dei contagi: +13,5%. Il più alto d’Italia. Subito dopo c’è Catania con un +9,9%. Si tratta di un dato in netta controtendenza rispetto a quello nazionale, che, sempre nella stessa settimana, ha visto un crollo del 23,7% del numero degli italiani contagiati. “I nuovi casi settimanali - ha spiegato Cartabellotta - continuano a scendere attestandosi intorno a quota 132 mila con una media mobile a 7 giorni di poco inferiore ai 19 mila casi giornalieri”. Da cosa dipenda questa anomalia viterbese rispetto all’andamento generale non è chiaro. Difficile addebitare il fenomeno alla leggerezza dei cittadini, i cui comportamenti finora non si sono rivelati né più né meno accorti o corretti di quelli del resto d’Italia. Ed è difficile chiamare in causa anche il crollo delle vaccinazioni, perché anche in questo caso i dati viterbesi non si discostano da quelli nazionali. Sempre la Fondazione Gimbe parla infatti di campagna vaccinale al palo: quasi 7 milioni di persone non sono vaccinate, di cui 2,87 non immunizzate ma guarite e temporaneamente protette e altre 4,6 milioni sono senza la terza dose. Precipitano le somministrazioni per la quarta dose agli immunocompromessi (-19,3%) e altri fragili (-17,5%).Di sicuro c’è che questa recrudescenza di contagi in provincia di Viterbo, in un momento di allentamento delle restrizioni, non è un buon viatico in vista dell’autunno. Quando il virus, almeno secondo le previsioni della gran parte degli esperti, tornerà probabilmente a mordere in modo più aggressivo.
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