
Viterbo, rinnovabili: il 70% degli agricoltori dice sì al fotovoltaico sui tetti

La guerra in Ucraina, che ha fatto schizzare alle stelle il prezzo del gas, ha accelerato l’iter per favorire chi intende investire nel fotovoltaico. “Aspettiamo i decreti governativi e poi si parte”, afferma Mauro Pacifici, presidente locale di Coldiretti, che spiega: “Da un recente sondaggio effettuato tra i nostri associati, emerge che almeno il 70% è pronto ad investire, viste le agevolazioni promesse dal governo, per installare pannelli fotovoltaici sui tetti delle aziende”.
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Capannoni per le macchine agricole, ma anche stalle e serre: saranno questi i tetti sui quali a breve potrebbero essere installati migliaia di pannelli fotovoltaici, per cercare di dipendere meno possibile dalle crisi geo-politiche (ora è quella russa ma domani chissà) che minano le produzioni a causa dell’andamento altalenante, e da alcuni mesi in continuo rialzo, dei prezzi del carburante.
Il rischio concreto è che ad un certo punto si chiudano i rubinetti, con la conseguenza di dover ridurre, se non azzerare, alcune produzioni. Fattori che, sommati tra loro, hanno indotto l’Italia ad accelerare i tempi della transizione ecologica.
“Da tempo siamo pronti - spiega Pacifici -. Ringraziamo il governo per avere aderito alle proposte della categoria. Il bando c’è: ora aspettiamo i decreti attuativi per poter partire con i lavori”. In questo modo le aziende potranno diventare autosufficienti.
Pacifici va oltre: “Le nostre associazione si sono dichiarate disponibili a produrre anche più del necessario per la loro attività, mettendo a disposizione dei comuni e delle comunità energetiche locali l’energia che non serve per mandare avanti l’attività. In questo modo si crea un circolo virtuoso, grazie al quale non saranno solo le aziende agricole e gli allevatori a guadagnarci, ma tutto il territorio”.
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I pannelli solari sui tetti, inoltre, troverebbero anche il consenso degli ambientalisti, da sempre preoccupati dell’occupazione di terreni agricoli per ospitare le distese di pannelli. Del resto, a più riprese e in diverse occasioni, sono state proprio le associazioni ambientaliste a proporre di utilizzare capannoni agricoli e industriali, ma anche aree degradate per ospitare la produzione di energia alternativa. “L’importante è far presto”, conclude Pacifici. Il tempo, infatti, gioca a sfavore di questi progetti, visto che, ad esempio, un produttore di latte si trova ad affrontare costi di gran lunga superiori rispetto ai guadagni.
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