
Viterbo, morte Maria Sestina Arcuri. Procura e parte civile ricorrono contro l'assoluzione di Andrea Landolfi

Procura e parti civili hanno presentato ieri il ricorso in appello contro la sentenza del 19 luglio dello scorso anno che ha assolto in primo grado Andrea Landolfi dall’accusa di omicidio volontario e omissione di soccorso per la morte della fidanzata Maria Sestina Arcuri. L’ex operatore socio sanitario ed ex pugile è stato condannato a 4 anni di reclusione soltanto per lesioni aggravate nei confronti della nonna Mirella Iezzi, che riportò la frattura di tre costole e fu dimessa con una prognosi superiore ai 40 giorni. Anche i difensori del 33enne, gli avvocati Serena Gasperini e Daniele Fabrizi hanno depositato il ricorso relativamente a tale condanna che potrebbe essere rimodulata nel secondo grado di giudizio.
Maria Sestina Arcuri non fu uccisa. Il fidanzato Andrea Landolfi torna libero dopo l'assoluzione | Foto | Video
Secondo i legali non si tratterebbe di lesioni dolose ma colpose, e pertanto impugnando il verdetto sperano di ottenere una riduzione della pena. Le motivazioni della sentenza della Corte d’Assise presieduta dal giudice Eugenio Turco, con a latere il giudice Roberto Colonnello, sono state depositate a metà gennaio di quest’anno. Per la Corte in sostanza si trattò di un drammatico incidente. In 83 pagine di elaborato, i giudici hanno scandagliato ciascun capitolo e ogni nodo cruciale della vicenda che ruota intorno alla morte della 26enne di origini calabresi, a partire dalla dinamica della precipitazione prospettata dagli inquirenti e dai consulenti del pm. I giudici hanno scritto: “Deve rilevarsi come neppure la valutazione di compatibilità operata dal Ris sia di per sé del tutto convincente”.
Maria Sestina Arcuri non fu uccisa. Il fidanzato Andrea Landolfi torna libero dopo l'assoluzione | Foto | Video
Dopo questo passaggio i magistrati specificano: “Dunque le lesioni subite dalla Arcuri, oltre ad essere compatibili, in astratto, con una caduta dall’alto…sono compatibili anche con una caduta ‘per’ le scale. E questa è proprio la ricostruzione dei fatti indicata dall'imputato al momento delle dichiarazioni rilasciate al 118 al momento della chiamata dei soccorsi”. In merito alle dichiarazioni dell’ottantenne Mirella Iezzi e alla sua attendibilità sono dedicate ben 12 pagine del documento. A tale proposito spiegano infatti gli autori: “La caduta accidentale per le scale determinata da un’iniziale spinta data dalla Arcuri, come riferita dall’imputato ancor prima di essere compatibile con tutti gli elementi sopra specificati, è confermata dalle dichiarazioni rese dalla Iezzi”. In riferimento poi al racconto reso dal figlio piccolo del 33enne, i giudici scrivono: “…solo per completezza di esame deve rilevarsi che il minore, ad ogni modo, nel proprio esame ha affermato l’esatto contrario di quella che è l’interpretazione delle sue parole offerta dalla pubblica accusa”.












