
Viterbo, rapina al portavalori. Processo alla talpa: è una ex guardia giurata di Civitavecchia

“L’odierno imputato era la talpa della banda e aveva messo a punto un preciso modus operandi. Telefonava a colleghi ed ex colleghi, e continuò a farlo anche dopo il licenziamento. Sapeva chi chiamare e durante le conversazioni si faceva raccontare i problemi e le preoccupazioni, ascoltava gli interlocutori e diceva loro ‘dobbiamo pensare alla famiglia, al futuro’ e cercava di vederli di persona, in modo da accumulare informazioni utili per quello che poi doveva andare a fare”. Questo è quanto ha riferito l’ufficiale dell’Arma sentito in aula mercoledì 15 settembre a proposito dell’ex guardia giurata, che insieme ad altri 5 uomini partecipò all’assalto di un portavalori nel febbraio del 2016 sulla superstrada tra Vetralla e Monteromano, mentre era diretto a Fiumicino.
Vigilantes rapinato da due banditi. La polizia ferma un sospetto
Si tratta di un 50enne di Civitavecchia che, a 5 anni dal colpo, è stato incastrato dalle intercettazioni e dalle verifiche ottenute tramite le compatibilità dei match emersi dall’analisi delle tracce di Dna prelevate sull’auto che venne utilizzata dai membri del gruppo per darsi alla fuga. A dicembre 2020 a conclusione degli accertamenti, oltre al 50enne, che si trova tuttora agli arresti domiciliari, è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare, anche un pregiudicato campano, originario di San Giuseppe Vesuviano, esperto in rapine, che si trovava già recluso presso a Mammagialla. Il basista, invece, fu il primo a essere individuato dagli inquirenti, ai quali rese delle spontanee dichiarazioni, nel corso delle quali confessò di aver preso parte all’imboscata a mano armata e che fu lui a consegnare il malloppo da più di 1 milione d’euro agli altri complici. Gli investigatori, determinati ad approfondire le indagini coordinate dal pm D’Arma, scoprirono anche che l’infiltrato e l’informatore erano legati da un rapporto profondo di amicizia. Il basista, in particolare, poco dopo la rapina, prima di trasferirsi in Australia, inviò tramite 2 bonifici distinti una somma complessiva di 7 mila euro.
Vigilantes rapinato, la polizia ha identificato due banditi. E' caccia alla banda
Successivamente alle rivelazioni, l’ormai ex vigilantes decise di patteggiare nelle fasi preliminari del procedimento che si sta svolgendo con rito ordinario a carico solo del collega. La svolta arrivò a ottobre del 2019 a seguito delle captazioni che riguardavano un’altra inchiesta che la polizia penitenziaria stava seguendo all’interno del carcere e portò a identificare come potenziali complici della rapina il detenuto campano e altri 4 conterranei di quest’ultimo e anche loro specializzati in rapine, i quali furono indagati a piede libero. In seguito, agli inquirenti non rimase che incrociare i dati del Dna riconducibili al profilo “A”, l’unico a essere rimasto ignoto, per avere le conferme che attendevano da troppo tempo. Parte civile nel procedimento una guardia giurata, assistita dall’avvocato Alabiso, che quel pomeriggio era alla guida del blindato e all’oscuro del disegno architettato alle sue spalle.
Assalto al portavalori. Udienza fiume con 10 testimoni